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Infermieri: il coraggio di cambiare

Sono trascorse settimane, mesi ormai, da quando il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha annunciato un provvedimento con importanti misure di intervento nella Sanità. Ed è trascorsa una settimana da quando il Consiglio dei ministri ha comunicato d'aver approvato un testo di decreto legge sulla materia proposto dal ministro. L'articolato "ufficiale" non è ancora disponibile e a oggi non è stato trasmesso alle Camere per l'avvio dell'iter legislativo parlamentare. Secondo alcune indiscrezioni, sarebbe all'attenzione del Capo dello Stato e la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dovrebbe avvenire domani, venerdì 14.
In tutto questo tempo sono circolate, però, innumerevoli bozze - più o meno attendibili - di quello che sarebbe dovuto essere il testo che il Cdm avrebbe dovuto varare.
Su queste bozze è fiorita una vera e propria "letteratura" fatta di articoli sui media (tradizionali e non), di comunicati stampa d'ogni genere (da quelli più o meno favorevoli a quelli più o meno critici) da ogni dove (Regioni, sindacati, aziende del settore sanitario ed extrasanitario, associazioni professionali o di tutela dei cittadini e così via), interviste ai più diversi soggetti a qualche titolo interessati alla materia.
Ebbene, in questo tempo abbiamo scelto di astenerci dal partecipare pubblicamente al coro dei commenti perché ci sembrava - e ci sembra - corretto praticare l'esercizio della critica su qualcosa che abbia i crismi dell'ufficialità oltre che dell'affidabilità.
Ora, però, riteniamo che sia giunto il momento di rompere questa riservatezza. Non per criticare o lodare questo o quest'altro aspetto del decreto che ancora non c'è, ma per raccogliere e rilanciare la dichiarazione che il ministro ha più volte rilasciato anche negli ultimi giorni sui media: cioè, in sostanza, di essere disponibile a modificare il provvedimento laddove si trovassero soluzioni migliori di quelle che vi sono contenute ovvero a colmare lacune che vi fossero ravvisate.

Ebbene, per quanto ci riguarda, vogliamo interpretare questa disponibilità del ministro come l'invito - apprezzabile seppur tardivo - a un confronto sui temi del decreto e gli chiediamo perciò di dare coerente concretezza a questa sua apertura: convochi quindi le rappresentanze professionali degli infermieri e provi a valutare le loro proposte, diversamente da quanto ha ritenuto di fare nella fase di elaborazione del provvedimento.
Siamo certi che non avrà di che pentirsene. Un esempio su tutti: la prevista "rivoluzione" dell'assistenza territoriale h24. A questo proposito, nelle bozze circolate (e anche nell'ultimo schema di decreto che sarebbe all'attenzione del Capo dello Stato) si fa riferimento a "forme organizzative multiprofessionali" e si attribuisce alle Regioni, tra le altre cose, il compito di disciplinare le unità complesse delle cure primarie in coordinamento con le strutture ospedaliere, prevedendo la presenza di "personale esercente altre professioni sanitarie... anche in posizione di comando" qualora il soggetto pubblico incaricato dell'assistenza territoriale non sia un presidio ospedaliero.

Al ministro Balduzzi, allora, chiediamo in questo caso:
di andare oltre fumose formule generiche per rendere finalmente esplicito il riferimento alla professione infermieristica,
di riconoscere anche formalmente il ruolo fondamentale che questa svolge nell'assetto del sistema sanitario nazionale
e - infine e soprattutto - di valorizzarla nel pieno delle sue potenzialità che, anche nell'ambito delle cure primarie e nell'assistenza territoriale, possono rivelarsi essenziali sia nella capacità del sistema sanitario di rispondere efficacemente alla domanda di salute dei cittadini, sia di governare con efficacia di risultato assistenziale la spesa del settore. Problemi, questi, particolarmente delicati in una fase storica nella quale, complice la durissima crisi economica internazionale, il diritto costituzionale alla tutela della salute rischia di essere messo a repentaglio.
Noi infermieri sappiamo di essere capaci di dare un contributo decisivo nel perseguire la soluzione di questi problemi. Il ministro Balduzzi ha dichiarato la disponibilità al confronto. Che cosa manca, allora? Dimostri di avere la forza politica di chiamarci!

La Presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi
Annalisa Silvestro

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