La gestione del catetere vescicale
Le infezioni delle vie urinarie associate a cateterismo vescicale sono tra le infezioni ospedaliere quelle che hanno un’incidenza maggiore. Secondo la letteratura internazionale tra il 60 e l’80% dei soggetti con catetere presenta infezioni nosocomiali del tratto urinario e la probabilità di isolare batteri nel tratto urinario aumenta del 3-6% per ogni giorno in più di permanenza del catetere in vescica. L’infermiere ha un ruolo centrale nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie associate all’uso del catetere: in particolare è fondamentale l’adozione di misure preventive idonee e di raccomandazioni evidence-based nella pratica infermieristica quotidiana.
Poiché l’uso del catetere vescicale è associato a un aumento del rischio di infezioni delle vie urinarie, a disagio per il soggetto cateterizzato, a durata maggiore del ricovero, ad aumento della mortalità e a costi aggiuntivi si raccomanda di ricorrere al catetere urinario solo nei casi in cui ogni altra alternativa non sia praticabile. In ogni caso inoltre l’indicazione del catetere vescicale deve essere giustificata da una richiesta medica e la necessità di mantenere in situ il catetere deve essere rivalutata periodicamente.
Secondo i CDC di Atlanta per ridurre il rischio di infezioni legate al catetere bisognerebbe:
ricorrere al catetere solo se strettamente necessario;
utilizzare il catetere vescicale per un periodo breve;
lavare le mani prima e dopo l’inserimento del catetere e prima e dopo lo svuotamento o la sostituzione della sacca di drenaggio;
inserire il catetere con tecnica asettica e presidi sterili;
limitare l’uso nei soggetti a rischio di infezioni delle vie urinarie in particolare donne, anziani e soggetti immunodepressi.
La profilassi antibiotica periodica non deve essere fatta. Assumere antibiotici a scopo preventivo infatti non è utile ma anzi è dannoso.
L'introduzione del catetere vescicale può avvenire a scopo diagnostico, terapeutico o evacuativo. A seconda dello scopo il catetere avrà caratteristiche per foggia e dimensione diverse. I parametri che distinguono i cateteri sono:
il calibro
il materiale (lattice, PVC o silicone)
la consistenza
il numero delle vie
l’estremità prossimale.
Il diametro esterno del catetere si misura in Charrier (1 CH equivale a 1/3 di mm). In linea di massima si deve scegliere il catetere con il diametro di minor calibro possibile che sia in grado di garantire il drenaggio senza traumatizzare la mucosa uretrale.
I cateteri possono essere a una, 2 o 3 vie. I cateteri a una via si usano in caso di cateterismo a breve termine. Nei cateteri a 2 vie una favorisce il deflusso delle urine e l’altra, dotata di valvola permette la distensione di un palloncino in vescica che conferisce stabilità al dispositivo, si usano pertanto quando il catetere deve rimanere in sede per più tempo. Quelli a 3 vie sono usati nei casi in cui è necessario irrigare la vescica.
Il cateterismo vescicale è definito a breve permanenza o a breve termine quando il catetere è mantenuto in sede per pochi giorni (al massimo fino a 30 giorni); si parla invece di cateterismo a lunga permanenza se il catetere è mantenuto per un periodo superiore. Si parla invece di cateterismo intermittente se il catetere viene rimosso subito dopo il passaggio delle urine. Il cateterismo intermittente può essere svolto dal paziente stesso. In tal caso si parla di autocateterismo.
Il cateterismo urinario deve essere limitato solo ai casi in cui ogni altra alternativa non sia praticabile. In linea generale il cateterismo vescicale va utilizzato in caso di:
ostruzione delle vie urinarie a livello uretrale non risolvibile chirurgicamente;
alterazione della pressione sanguigna o della volemia che necessita di un continuo e accurato controllo del volume delle urine emesse;
necessità di misurare il volume di urine in maniera accurata in un soggetto non collaborante (per esempio in caso di intossicazione);
disfunzione neurologica permanente della vescica
intervento chirurgico che richieda la vescica vuota
trattamento delle neoplasie vescicali
svuotamento della vescica prima del parto (se la donna non è in grado di urinare da sola)
incontinenza urinaria e gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il tamponamento vescicale.
L’incontinenza di per sé non costituisce un’indicazione al posizionamento del catetere. In condizioni non critiche, per il monitoraggio delle urine se possibile si devono utilizzare metodi alternativi come il condom-catetere negli uomini in grado di collaborare. In un’esperienza bolognese il peso dei pannolini delle donne istituzionalizzate si è rivelato un’alternativa praticabile.
Il catetere a permanenza deve essere inserito con tecnica asettica e presidi sterili. Per l’inserimento di un catetere urinario a intermittenza è indicata la procedura pulita. Nel caso in cui il catetere non sia autolubrificante si raccomanda di utilizzare un lubrificante per ridurre il traumatismo uretrale. Si raccomanda di utilizzare confezioni di lubrificante monouso o individualizzate per il singolo soggetto. Prima di inserire il catetere occorre lavare il meato urinario con acqua e sapone.
Prima di procedere a qualunque pratica assistenziale che preveda la manipolazione del catetere (per esempio inserimento del catetere, svuotamento della sacca o igiene dei genitali) è necessario lavare le mani con acqua e sapone oppure frizionarle con soluzione alcolica e indossare guanti monouso non sterili.
La cura quotidiana del meato urinario va fatta con acqua e sapone, non è stata dimostrata l’efficacia dell’uso di disinfettanti né di pomate antibiotiche o a base di iodopovidone per prevenire l’insorgenza di infezioni. Si raccomanda di lavare la zona dei genitali e dell’ano più volte al giorno con acqua e sapone soprattutto dopo essersi scaricati. I genitali e l’ano vanno asciugati con cura senza ricorrere a talco, creme o disinfettanti se non prescritti dal medico. Quando si fa la doccia occorre lasciare la sacca attaccata al catetere ponendola sotto il livello della vescica. Al termine della doccia è sufficiente asciugare la sacca con un asciugamano e sostituire gli strap di fissaggio.
Le irrigazioni vescicali possono essere necessarie in caso di interventi che causano sanguinamento del tratto urinario. In tali casi si raccomanda di eseguire irrigazioni con tecnica sterile.
La ginnastica vescicale non va effettuata perché non è efficace nel migliorare la funzionalità vescicale ed è probabilmente dannosa.
Non ci sono prove su quale sia la frequenza ottimale per sostituire il catetere. Si suggerisce pertanto di sostituirlo quando necessario. Il momento adatto per la sostituzione va stabilito in base alle condizioni generali del soggetto cateterizzato, delle urine e in base alle caratteristiche specifiche del catetere. In particolare nei soggetti a rischio di ostruzione l’intervallo di sostituzione deve essere più breve di quello raccomandato dalle aziende produttrici.
La necessità di mantenere il catetere in sede dovrebbe essere rivalutata periodicamente: il catetere va rimosso appena possibile per l’alto rischio di infezioni delle vie urinarie. La durata della cateterizzazione va decisa in base al rischio di possibili complicanze.
Al cambio del catetere non serve somministrare l’antibiotico tranne in caso di infezione urinaria (febbre , brividi, dolore al basso ventre).
Gli esami colturali delle urine nei soggetti con catetere non sono utili perché la batteriuria asintomatica è presente in un’alta percentuale di soggetti con catetere a breve permanenza e in tutti i soggetti con catetere da 30 giorni. L’esame colturale è opportuno solo in caso di sintomatologia infettiva (febbre, brividi, dolore al basso ventre, al fianco, alla schiena) o altra indicazione medica.
Le complicanze più frequenti sono:
infezioni delle vie urinarie
ostruzione da ematuria
ostruzione da struvite
perdita di urina
lesioni da decubito
traumatismi uretrali.
In presenza di ematuria il catetere può ostruirsi per la formazione di coaguli; in tal caso è indispensabile l’utilizzo di un catetere Couvelaire che favorisce il drenaggio.
L’ostruzione da struvite è una complicanza frequente nei soggetti portatori di catetere. La causa sono i batteri produttori di ureasi che possono trovarsi nelle urine. Tali batteri scindono l’urea in ioni ammonio innalzando il pH delle urine. L’ambiente basico alla temperatura di 37 °C favorisce la precipitazione di sali di fosfato di ammonio. L’efficacia dell’acidificazione delle urine con succo di mirtillo è ancora discussa, tuttavia spesso è utilizzata nella pratica clinica. Sembra invece che il catetere in silicone sia da preferire nei soggetti con ostruzioni frequenti.
Fonte: ipasvi
Poiché l’uso del catetere vescicale è associato a un aumento del rischio di infezioni delle vie urinarie, a disagio per il soggetto cateterizzato, a durata maggiore del ricovero, ad aumento della mortalità e a costi aggiuntivi si raccomanda di ricorrere al catetere urinario solo nei casi in cui ogni altra alternativa non sia praticabile. In ogni caso inoltre l’indicazione del catetere vescicale deve essere giustificata da una richiesta medica e la necessità di mantenere in situ il catetere deve essere rivalutata periodicamente.
Secondo i CDC di Atlanta per ridurre il rischio di infezioni legate al catetere bisognerebbe:
ricorrere al catetere solo se strettamente necessario;
utilizzare il catetere vescicale per un periodo breve;
lavare le mani prima e dopo l’inserimento del catetere e prima e dopo lo svuotamento o la sostituzione della sacca di drenaggio;
inserire il catetere con tecnica asettica e presidi sterili;
limitare l’uso nei soggetti a rischio di infezioni delle vie urinarie in particolare donne, anziani e soggetti immunodepressi.
La profilassi antibiotica periodica non deve essere fatta. Assumere antibiotici a scopo preventivo infatti non è utile ma anzi è dannoso.
L'introduzione del catetere vescicale può avvenire a scopo diagnostico, terapeutico o evacuativo. A seconda dello scopo il catetere avrà caratteristiche per foggia e dimensione diverse. I parametri che distinguono i cateteri sono:
il calibro
il materiale (lattice, PVC o silicone)
la consistenza
il numero delle vie
l’estremità prossimale.
Il diametro esterno del catetere si misura in Charrier (1 CH equivale a 1/3 di mm). In linea di massima si deve scegliere il catetere con il diametro di minor calibro possibile che sia in grado di garantire il drenaggio senza traumatizzare la mucosa uretrale.
I cateteri possono essere a una, 2 o 3 vie. I cateteri a una via si usano in caso di cateterismo a breve termine. Nei cateteri a 2 vie una favorisce il deflusso delle urine e l’altra, dotata di valvola permette la distensione di un palloncino in vescica che conferisce stabilità al dispositivo, si usano pertanto quando il catetere deve rimanere in sede per più tempo. Quelli a 3 vie sono usati nei casi in cui è necessario irrigare la vescica.
Il cateterismo vescicale è definito a breve permanenza o a breve termine quando il catetere è mantenuto in sede per pochi giorni (al massimo fino a 30 giorni); si parla invece di cateterismo a lunga permanenza se il catetere è mantenuto per un periodo superiore. Si parla invece di cateterismo intermittente se il catetere viene rimosso subito dopo il passaggio delle urine. Il cateterismo intermittente può essere svolto dal paziente stesso. In tal caso si parla di autocateterismo.
Il cateterismo urinario deve essere limitato solo ai casi in cui ogni altra alternativa non sia praticabile. In linea generale il cateterismo vescicale va utilizzato in caso di:
ostruzione delle vie urinarie a livello uretrale non risolvibile chirurgicamente;
alterazione della pressione sanguigna o della volemia che necessita di un continuo e accurato controllo del volume delle urine emesse;
necessità di misurare il volume di urine in maniera accurata in un soggetto non collaborante (per esempio in caso di intossicazione);
disfunzione neurologica permanente della vescica
intervento chirurgico che richieda la vescica vuota
trattamento delle neoplasie vescicali
svuotamento della vescica prima del parto (se la donna non è in grado di urinare da sola)
incontinenza urinaria e gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il tamponamento vescicale.
L’incontinenza di per sé non costituisce un’indicazione al posizionamento del catetere. In condizioni non critiche, per il monitoraggio delle urine se possibile si devono utilizzare metodi alternativi come il condom-catetere negli uomini in grado di collaborare. In un’esperienza bolognese il peso dei pannolini delle donne istituzionalizzate si è rivelato un’alternativa praticabile.
Il catetere a permanenza deve essere inserito con tecnica asettica e presidi sterili. Per l’inserimento di un catetere urinario a intermittenza è indicata la procedura pulita. Nel caso in cui il catetere non sia autolubrificante si raccomanda di utilizzare un lubrificante per ridurre il traumatismo uretrale. Si raccomanda di utilizzare confezioni di lubrificante monouso o individualizzate per il singolo soggetto. Prima di inserire il catetere occorre lavare il meato urinario con acqua e sapone.
Prima di procedere a qualunque pratica assistenziale che preveda la manipolazione del catetere (per esempio inserimento del catetere, svuotamento della sacca o igiene dei genitali) è necessario lavare le mani con acqua e sapone oppure frizionarle con soluzione alcolica e indossare guanti monouso non sterili.
La cura quotidiana del meato urinario va fatta con acqua e sapone, non è stata dimostrata l’efficacia dell’uso di disinfettanti né di pomate antibiotiche o a base di iodopovidone per prevenire l’insorgenza di infezioni. Si raccomanda di lavare la zona dei genitali e dell’ano più volte al giorno con acqua e sapone soprattutto dopo essersi scaricati. I genitali e l’ano vanno asciugati con cura senza ricorrere a talco, creme o disinfettanti se non prescritti dal medico. Quando si fa la doccia occorre lasciare la sacca attaccata al catetere ponendola sotto il livello della vescica. Al termine della doccia è sufficiente asciugare la sacca con un asciugamano e sostituire gli strap di fissaggio.
Le irrigazioni vescicali possono essere necessarie in caso di interventi che causano sanguinamento del tratto urinario. In tali casi si raccomanda di eseguire irrigazioni con tecnica sterile.
La ginnastica vescicale non va effettuata perché non è efficace nel migliorare la funzionalità vescicale ed è probabilmente dannosa.
Non ci sono prove su quale sia la frequenza ottimale per sostituire il catetere. Si suggerisce pertanto di sostituirlo quando necessario. Il momento adatto per la sostituzione va stabilito in base alle condizioni generali del soggetto cateterizzato, delle urine e in base alle caratteristiche specifiche del catetere. In particolare nei soggetti a rischio di ostruzione l’intervallo di sostituzione deve essere più breve di quello raccomandato dalle aziende produttrici.
La necessità di mantenere il catetere in sede dovrebbe essere rivalutata periodicamente: il catetere va rimosso appena possibile per l’alto rischio di infezioni delle vie urinarie. La durata della cateterizzazione va decisa in base al rischio di possibili complicanze.
Al cambio del catetere non serve somministrare l’antibiotico tranne in caso di infezione urinaria (febbre , brividi, dolore al basso ventre).
Gli esami colturali delle urine nei soggetti con catetere non sono utili perché la batteriuria asintomatica è presente in un’alta percentuale di soggetti con catetere a breve permanenza e in tutti i soggetti con catetere da 30 giorni. L’esame colturale è opportuno solo in caso di sintomatologia infettiva (febbre, brividi, dolore al basso ventre, al fianco, alla schiena) o altra indicazione medica.
Le complicanze più frequenti sono:
infezioni delle vie urinarie
ostruzione da ematuria
ostruzione da struvite
perdita di urina
lesioni da decubito
traumatismi uretrali.
In presenza di ematuria il catetere può ostruirsi per la formazione di coaguli; in tal caso è indispensabile l’utilizzo di un catetere Couvelaire che favorisce il drenaggio.
L’ostruzione da struvite è una complicanza frequente nei soggetti portatori di catetere. La causa sono i batteri produttori di ureasi che possono trovarsi nelle urine. Tali batteri scindono l’urea in ioni ammonio innalzando il pH delle urine. L’ambiente basico alla temperatura di 37 °C favorisce la precipitazione di sali di fosfato di ammonio. L’efficacia dell’acidificazione delle urine con succo di mirtillo è ancora discussa, tuttavia spesso è utilizzata nella pratica clinica. Sembra invece che il catetere in silicone sia da preferire nei soggetti con ostruzioni frequenti.
Fonte: ipasvi
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