Alternative all'uso della contenzione dei pazienti
Per contenzione delle persone assistite si intende l’atto sanitario-assistenziale di natura eccezionale, applicabile solo quando tutte le altre misure alternative si sono dimostrate inefficaci che, attraverso l’utilizzo di dispositivi, farmaci, tecniche in qualche modo limita la libertà personale e la capacità di movimenti volontari o di comportamenti della persona allo scopo di controllarla o di impedirle di recare danni a sé o ad altri. La contenzione non è raccomandata perché causa conseguenze dirette, per la pressione esercitata dal mezzo di contenzione, e indirette. Le conseguenze indirette comprendono tutte le possibili conseguenze dell’immobilità forzata (lesioni da pressione, aumento della mortalità, cadute, prolungamento dell’ospedalizzazione). Inoltre in letteratura non ci sono prove che l’uso della contenzione riduca il rischio di cadute e secondo alcuni studi la contenzione può essere causa diretta di morte e sembra vi sia una relazione tra durata della contenzione e comparsa di danni indiretti in quanto i soggetti sottoposti a contenzione per più di quattro giorni hanno un’alta incidenza di infezioni ospedaliere e di lesioni da decubito. La contenzione quindi deve essere applicata solo ai casi strettamente necessari, sostenuta da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali da parte del personale infermieristico, dopo aver corretto le cause scatenanti e adottato ogni possibile strategia assistenziale alternativa a essa. Oggi, però, di questo procedimento se ne abusa troppo spesso e in modo del tutto sconsiderato, vista anche la difficoltà a trovare delle leggi specifiche e delle norme di comportamento!
La formazione di tutti gli operatori sanitari sui rischi e i problemi associati all’uso della contenzione è la prima strategia efficace per limitarne l’uso. Dovrebbero quindi essere affrontati temi come:
- l’impatto della contenzione fisica;
- i diritti e l’autonomia degli anziani in casa di riposo;
- i miti e i pregiudizi legati all’uso della contenzione fisica;
- aspetti etici e legali della contenzione fisica;
- esiti avversi e problemi comportamentali specifici(cause e gestione) tra cui l’agitazione, il vagare, il rischio di caduta, i problemi di postura e i metodi alternativi alla contenzione.
Molti programmi per ridurre l’uso della contenzione prevedono una riorganizzazione generale di tutto il centro. All’arrivo del paziente gli infermieri dovrebbero valutare sempre quali sono i fattori che potrebbero aumentare il rischio di dover ricorrere alla contenzione. In particolare sono fattori che possono aumentare il rischio di dover ricorrere alla contenzione:
– l’età avanzata della persona;
– la presenza di patologie cognitive (per esempio la demenza, anche lieve);
– l’afasia;
– l’incontinenza fecale e/o urinaria;
– la storia di cadute;
– la ridotta capacità motoria;
– patologie di tipo psichiatrico;
– problemi di udito o difficoltà visive.
Una volta individuati i soggetti a rischio è importante capire la storia della persona e riuscire a instaurare una buona relazione. Si è visto infatti che una buona relazione tra paziente e infermiere può ridurre l’aggressività, uno dei motivi principali che portano all’uso della contenzione. Le linee guida raccomandano di predisporre un gruppo di lavoro dedicato con infermieri esperti che collabori con i familiari per definire un piano individualizzato che abbia come obiettivo quello di evitare l’uso della contenzione. Inoltre per aumentare la sicurezza dell’ambiente e ridurre la necessità di contenere sono interventi utili quelli volti, ad esempio, a migliorare l’illuminazione, a rendere l’ambiente il più favorevole e confortevole possibile rispetto alle aspettative della persona. I pazienti devono essere rivalutati di continuo per riuscire a identificare i sintomi che possono rendere necessarie indagini ulteriori e per dare modo al gruppo di lavoro di comprendere i nuovi bisogni della persona e rispondere alle esigenze nel modo più adeguato.
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