Attese al pronto soccorso, gli infermieri: “Non è colpa nostra”
Ripubblichiamo per solidarietà e condivisione di
contenuti, la lettera apparsa ieri sul sito TUSCIAWEB.EU, lettera degli
infermieri del PS dell’ospedale Belcolle di Viterbo.
Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo - Nei giorni scorsi non sono mancate
lettere di cittadini che si rivolgono ai media locali per segnalare
infinite ore di attesa e delle “ingiustizie” subite al pronto soccorso di
Belcolle.
Scegliamo dunque di rispondere a tutti quei cittadini, a quelli che hanno o
non hanno scritto lettere, ma si sono sentiti abbandonati al pronto
soccorso, in dovere di minacciare il personale e a volte anche di usare
violenza (verbale/fisica) o di usare la tanto famosa frase “lei non sa chi
sono io”/lei non sa con chi ha che fare”.
Ci preme rispondere spiegandovi come funziona un pronto soccorso e
spiegarvi che la maggior parte degli accessi sono impropri e rallentano il
trattamento di persone realmente bisognose di aiuto.
Già, perchè in un pronto soccorso non si va per un mal di gola, non si va
perchè non si dorme di notte o per una piccola abrasione al ginocchio, non
si va per un mal di denti o per un’unghia rotta. Vi sembra assurdo? Eppure
ciò accade ogni giorno e questi sono solo una piccolissima parte degli
accessi impropri.
Non importa che tu sia figlio, nipote, moglie di chicchessia, non importa
che tu sia bianco, nero, giallo o che tu sia cristiano o musulmano. A noi
non importa essere minacciati, non ascoltiamo chi dice che ci vuole denunciare,
noi vi accogliamo al triage e vi assegniamo il codice colore pari alla
gravità dei segni e dei sintomi, favorendo l’ingresso alla sala visita dei
codici rossi, poi dei codici gialli (che sono i più gravi) per poi passare
ai codici verdi e bianchi.
Non è colpa nostra se al triage c’è solamente un infermiere che accetta più
di 150/160 persone nelle 24 ore, tutte bisognose di aiuto.
Se ci sono diverse emergenze/urgenze gravi (codici rossi e gialli) è
normale che l’infermiere debba pensare prima ai pazienti più gravi e
pensare più tardi ai pazienti meno gravi, questo fa sì che i tempi di
attesa possano raggiungere alcune ore.
Non è colpa nostra della presenza di un solo infermiere per ognuna delle
tre sale visita e se vedete un infermiere fermo, non è che non ha voglia
di lavorare, semplicemente aspetta di assistervi insieme al medico. Si
lavora in équipe. A tal proposito ricordatevi quando uscite dalla sala visita
di non ringraziare (cosa molto rara) solo il dottore: l’infermiere è li e collabora
con il medico per assicurarvi un’assistenza di qualità, e se proprio non
la pensate allo stesso modo, trattasi di buona educazione.
Il tempo di attesa è lungo. Lo sappiamo e sappiamo pure che quando si sta
male si è spaventati e di conseguenza nervosi. Voi non sapete che in
quell’attesa ci siamo anche noi, noi che non conosciamo sabato, domenica,
Natale, Ferragosto ma siamo lì per offrirvi il nostro lavoro 24 ore su 24.
Non è nostra intenzione incolparvi dei nostri interminabili turni che
dobbiamo a volte, rinunciare alle ferie o riposi per la ormai cronica e
molto grave carenza di infermieri, abbiamo scelto di lavorare in pronto
soccorso e l’amiamo. Vi chiediamo solamente di farlo bene senza aver paura
di un’aggressione per non aver dato una risposta o di aver assegnato un codice
bianco e senza la paura di un avvocato chiamato in causa come un
avvoltoio.
Vi chiediamo di riconoscere il lavoro che deve svolgere il medico di
famiglia (se non vi fidate di lui, cambiatelo), vi chiediamo e lo
chiediamo soprattutto ai signori politici di pensare concretamente alla
sanità viterbese, stabilendo il potenziamento dell’unico dipartimento
di emergenza (ospedale di Belcolle) della nostra Provincia e investire di
più nel servizio territoriale.
Non è colpa nostra se per una patologia urgente bisogna avere molto tempo e
molta fortuna a trovare un ospedale (in quel di Roma) disposto al
trasferimento visto che da noi non esistono o sono insufficienti le alte
specialità.
Non è colpa nostra se la nostra elisuperficie non è abilitata
h24 (volo notturno).
Lasciateci lavorare e ogni tanto permetteteci di fare una pausa (come tutti
voi al lavoro). Non siamo dei fannulloni o carne da macello, siamo esseri
umani anche noi e un caffè o una sigaretta o cinque minuti di pausa non
deve far di noi i mostri che non vi ascoltano.
E ricordate bene se foste davvero in pericolo di vita avreste avuto un
codice di alta priorità e sareste entrati immediatamente in sala visita.
Cerchiamo di offrirvi professionalità, equità e uguaglianza.
Certi della vostra collaborazione, un caro saluto a tutti.
Gli infermieri del pronto soccorso di
Belcolle
Federazione Ipasvi Viterbo - Federazione nazionale collegi infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d’infanzia
Federazione Ipasvi Viterbo - Federazione nazionale collegi infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d’infanzia
Nessun commento:
Grazie per il tuo commento. Quotidiano Infermieri