Breaking News
recent

Gli infermieri piacciono agli italiani, ma non a chi gestisce la sanità

La pensa così il Comitato nazionale infermieri dirigenti che ha espresso «profonda preoccupazione» per il moltiplicarsi di casi di riduzione del personale infermieristico o mancata corresponsione degli stipendi

«L’attuale situazione di dissesto del Ssn non può certamente essere imputata agli infermieri», ma «quando si tratta di tagliare, risparmiare, razionalizzare è più facile rivolgersi a chi esprime uno scarso potere lobbistico piuttosto che alle corporazioni più forti che fino ad ora hanno perseguito nelle organizzazioni sanitarie interessi economici e di parte». Una situazione a cui il Comitato Nazionale Infermieri Dirigenti (Cid) è deciso a non sottostare, avviando piuttosto un confronto per individuare proposte di miglioramento della spesa sanitaria, «a patto che si eviti di continuare a mettere, come primo punto all’ordine del giorno, i risparmi sulla voce “assistenza”».
È quanto deciso dall’Assemblea straordinaria del Cid, riunita lo scorso 16 dicembre, per esprimere «profonda preoccupazione per il moltiplicarsi di casi, nelle strutture sanitarie pubbliche e private, di riduzione del personale infermieristico, di blocco del turnover, di non rinnovo del personale assunto a tempo determinato o, come accade in alcuni presidi ospedalieri della regione Lazio, di mancata corresponsione, da mesi, degli stipendi con il rischio di perdita del posto di lavoro».
«Questa situazione – spiega una nota del Comitato diramata a fine lavori - sta già portando ad uno stato di sofferenza dei servizi e all’impossibilità di garantire i livelli assistenziali nel territorio e negli ospedali. Il tutto in una situazione di cronica carenza di personale di assistenza che ci vede già da tempo agli ultimi posti in Europa nel rapporto infermieri/popolazione».
Inoltre, «pur con livelli di formazione ormai universitari, gli infermieri incidono sulla spesa delle Aziende sanitarie con costi decisamente inferiori ad altri laureati e con una proporzione dirigenti/operatori che si aggira mediamente intorno ad 1 a 700 arrivando a picchi di 1 a 3/4000, forse il rapporto più basso tra tutte le professioni, sia nel pubblico che nel privato. Per contro, in sanità abbiamo casi non isolati di dirigenti che dirigono se stessi».
Tutto questo nonostante, ricorda il Cd, nei dati pubblicati dal Censis nel 46° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, risulti che il 76.6% della popolazione «apprezza il lavoro svolto da chi opera nei servizi sanitari e più di altri apprezzano gli infermieri’ riconoscendo loro ‘un alto valore sociale e di aiuto».
Basta, quindi, ai provvedimenti di riduzione del personale infermieristico e a quelli che impongono condizioni di lavoro sempre più critiche. Anche considerato che «tagliare sugli infermieri significa tagliare direttamente i diritti delle famiglie aggravandone il disagio prodotto dal contesto economico. Un infermiere che non può più recarsi al domicilio di un malato oncologico può accrescere il già elevato costo di assistenza , stimato dal Censis in 6884 euro/anno, della famiglia».
Per il Comitato nazionale infermieri dirigenti «la spending review può essere l’occasione per dare razionalità al sistema e per eliminare enormi sprechi, a patto che si sappiano individuare i giusti obiettivi. Gli infermieri sanno di poter dire la loro in tema di razionalizzazione e chiedono di essere coinvolti nelle decisioni».

Fonte: healtdesk

20121227-114413.jpg

Nessun commento:

Grazie per il tuo commento. Quotidiano Infermieri

Powered by Blogger.