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Stamina, «clausola di coscienza per infermieri»

Il vicepresidente di Stamina Foundation, Marino Andolina, nominato commissario ad acta, tornerà agli Spedali Civili di Brescia per il caso del piccolo Federico affetto dal morbo di Krabbe mentre la biologa, Erika Molino, prenderà servizio come capo équipe per il caso di Noemi, bambina di due anni affetta da Sma1.
Il numero uno di Stamina, Davide Vannoni, che ha auspicato «di aprire un dialogo con gli scienziati e con la politica» e ha anche lanciato «un appello alle équipe di biologi che vogliono fare degli studi seri, anche quelle della senatrice a vita Elena Cattaneo e di Paolo Bianco, direttore del laboratorio cellule staminali della Sapienza, perché vengano a vedere la nostra attività e dimostrino, per esempio, che le cellule non si trasformano in neuroni», non si è espresso, invece, sul coinvolgimento degli infermieri nelle pratiche infusive. A far chiarezza è stato nuovamente Stefano Bazzana, presidente Collegio Ipasvi della provincia di Brescia, che già in precedenza si era espresso sulla vicenda Stamina precisando la posizione ufficiale degli infermieri.
«Ricordiamo che l’adesione volontaria all’attuazione di pratiche non validate scientificamente cambia radicalmente la posizione degli infermieri coinvolti con conseguenti responsabilità professionali e deontologiche. A tutt’oggi, infatti, non vi è alcuna prova di efficacia del così detto trattamento Stamina, né mai é stata approvata la sua sperimentazione. La scelta di aderire violerebbe il Codice Deontologico confliggendo con la posizione della professione e con il paradigma etico di non sottoporre il paziente a cure futili».
Su ordinanza del tribunale di Catania, non essendo disponibili professionisti per riprendere le infusioni, l’azienda ospedaliera bresciana ha diffuso un avviso pubblico per reclutare infermieri disposti a collaborare nelle infusioni.
«Se all’infermiere fosse imposto, con ordine di servizio, di partecipare alle suddette pratiche, può avvalersi della così detta “Clausola di Coscienza”, come definita dal Comitato Nazionale di Bioetica. Il nostro Codice la declina all’Art. 8 “L’infermiere, (..omissis) qualora vi fosse e persistesse una richiesta di attività in contrasto con i principi etici della professione e con i propri valori, si avvale della clausola di coscienza, facendosi garante delle prestazioni necessarie per l’incolumità e la vita dell’assistito».
Come conferma Stefano Bazzana, esponenti del Collegio Ipasvi di Brescia saranno presenti all’ospedale dei bambini per sostenere i colleghi infermieri che volessero esprimere la clausola di coscienza. Anche la Federazione Nazionale ha deciso di sostenere la posizione del Collegio provinciale.
Intanto il Collegio sta realizzando da oltre due anni un progetto formativo sui dilemmi etici nell’esercizio professionale proprio per attuare nel concreto l’art. 16 del Codice che recita «L’infermiere si attiva per l’analisi dei dilemmi etici vissuti nell’operatività quotidiana e promuove il ricorso alla consulenza etica, anche al fine di contribuire all’approfondimento della riflessione bioetica».

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