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INFERMIERI E MEDICI AGGREDITI AL PRONTO SOCCORSO DI CASSINO




Nella tarda mattinata del 7 marzo scorso, due infermieri e due medici (di cui uno il primario) del pronto soccorso dell'ospedale di Cassino (Santa Scolastica) sono stati aggrediti dai figli di un anziano. I signori erano giunti nel DEA da circa un'oretta, ed all'uomo era stato assegnato un codice di triage non prioritario. Il personale sanitario era impegnato nella gestione di altre urgenze giunte numerose come sempre (tenete presente che quel DEA gestisce circa 45 mila accessi ogni anno). Medici ed infermieri si sono visti aggredire fisicamente dai figli del paziente, riportando lesioni guaribili per tutti entro 7 giorni. Al pronto soccorso sono arrivati i carabinieri, che hanno identificato gli interessati. Intanto il paziente veniva trasferito presso altro ospedale.

Tra il personale sanitario c’è preoccupazione. L’eccessivo affollamento e la carenza di personale (ci sono solo otto medici su quattordici previsti) rischiano di far diventare insostenibile la situazione al pronto soccorso in questione, dove manca qualsiasi vigilanza, specie durante la notte. Il posto di polizia resta vuoto, ormai da cinque anni (copia ed incolla di altre situazioni nel Paese). Ora, dopo l’episodio di sabato, i medici non si sentono più tranquilli, chiedono di essere tutelati con l’ istituzione di un servizio di sicurezza.

"La situazione che viviamo - ha detto il primario Ettore Urbano - non è più sostenibile. Gli insulti sono all'ordine del giorno, ma quello che è successo sabato è davvero troppo. Se chi viene in pronto soccorso pensa di poter fare di tutto e di più, perché dice di pagare le tasse ha sbagliato. E' arrivato il momento di mettere un punto alla questione", conclude Urbano.

E' ormai una brutta consuetudine per noi pubblicare articoli di questo genere. Non ci si sente più tutelati nè dalle direzioni, nè rispettati dall'utenza, sempre più esasperata per una sanità che non funziona, certo non per colpa di quei pochi operatori costretti a sorreggere i macigni che crollano dall'alto di quelle poltrone che potrebbero fare qualcosa.

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