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Cause di interruzione durante il triage

Scusi quante persone ho davanti? , quando tocca a me?” “Scusi, hanno ricoverato mia zia, sa dirmi dov’è?” “ Scusi, dov’è il bar?” Quante volte sentiamo rivolgerci queste domande durante un turno in triage? Spesso domande non pertinenti che causanointerruzioni nel triage provocano errori e ritardi nel trattamento dei pazienti. Colleghi americani hanno osservato e analizzato questo fenomeno. L’articolo è ancora in press e presto sarà pubblicato su Journal of Emergency Nursing.

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La maggior parte degli studi si concentra sui medici, non sugli infermieri di Pronto Soccorso. Le interruzioni sono state studiate anche in infermieristica ma si concentrano soprattutto i differenti contesti, come i reparti di degenza (somministrazione della terapia). Tuttavia, solo uno studio potrebbe essere finalizzato alla valutazione delle interruzioni di triage. Anche se l’infermiere di triage fa parte del dipartimento di emergenza, il suo ruolo è molto diverso dal resto del reparti.

La prima valutazione da parte dell’infermiere di triage è un passo fondamentale per individuare le caratteristiche del paziente a partire dal sintomo manifestato e a raccogliere il maggior numero di elementi clinici specifici. La capacità di valutazione deve essere tale da consentire al professionista di identificare le possibili “catastrofi” che si possono celare dietro a segni e sintomi generici ed atipici. Una decisione di triage errata, un sintomo latente, una valutazione incompleta o domande inespresse potrebbero potenzialmente ritardare il trattamento, con conseguenze pericolose.
Il tempo di triage come “gold standard” dovrebbe essere tra i 2 e 5 minuti. Un maggior tempo può essere richiesto nel caso di pazienti anziani o pediatrici, soprattutto se è necessario rilevare un set completo di parametri vitali. Questa “intervista” può essere interrotta per una miriade di ragioni.
Le interruzioni nel processo di triage causano distrazioni. Distraggono gli infermieri nel raccogliere dati importanti, compromettendo la decisione. Errori durante il triage possono influenzare negativamente i risultati del paziente e diminuire la qualità di cura. Inoltre, le interruzioni possono causare nei pazienti il sentimento di sentirsi sottovalutati e vulnerabili con i loro problemi di salute.
Le interruzioni hanno dimostrato di influenzare negativamente la soddisfazione sul lavoro degli infermieri e può portare al burnout. La natura del dipartimento di emergenza, dove l’imprevisto è sempre possibile, rende maggiore la probabilità che si verifichino delle interruzioni.

Obiettivo: Lo scopo di questo studio è stato quello di identificare i tipi di interruzione durante il processo di triage e la loro frequenza. Questo studio è stato condotto in un Pronto Soccorso che conta 25.000 pazienti ogni anno. Le caratteristiche strutturali del triage esaminato sono: 2 postazioni di triage, la seconda è aperta solo in caso di eccessivo numero di pazienti presenti. L’infermiere 1 esegue abitualmente una prima valutazione, seguita da un triage più completo subito dopo. L’area triage è chiusa, di conseguenza l’infermiere decide a chi aprire la porta. La sala d’attesa si trova di fronte il triage, in questo modo l’infermiere può visualizzare la sala d’attesa attraverso una finestra.

Metodi: è stato organizzato un focus-group di infermieri di pronto soccorso per identificare i tipi di interruzioni che comunemente si verificano durante l’intervista di triage. Queste interruzioni sono state validate attraverso osservazioni durante il turno di lavoro. Un foglio di conteggio è stato sviluppato e implementato per determinare la frequenza di ogni interruzione.

E’ stato stabilito che qualsiasi attività che portava l’infermiere di triage a spostare la sua attenzione dal paziente in fase di triage ad un’altra attività sarebbe stata classificata come un’interruzione. I dati sono stati raccolti solo durante i turni diurni ( dalle 7 alle 15 ) perché il maggiore afflusso di pazienti avveniva durante questo lasso di tempo. Gli infermieri hanno selezionato 10 giorni nei mesi da Marzo e Giugno 2012.

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Risultati: le categorie delle interruzioni identificate comprendono il fornire indicazioni/comfort ai visitatori; le interruzioni imputabili ai colleghi; le interruzioni correlate alla cura del paziente; le interruzioni dovute al fornire indicazioni utili ai parenti dei pz e altre varie forme.

In media, gli infermieri di triage sono stati interrotti 48 volte durante un turno di 8 ore (7 interruzioni all’ora).

Solo il 22% delle interruzioni erano collegate all’assistenza del paziente, infatti, frequentemente, le cause delle interruzioni non erano legate alla cura del persona assistita: nel 33 % apertura della porta di ingresso del PS, fornire indicazioni/confort ai visitatori (21%), informazioni riguardo i tempi di attesa (14%), altre cause (10%).
Le sopra indicate categorie di interruzioni si sono verificate, in media per ogni turno: 16 volte per aprire la porta di accesso al PS, 10 volte per fornire indicazioni/comfort ai visitatori (ad esempio, chiedere il rispetto della privacy, indicazioni per il raggiungimento di reparti, richiesta di cambio della stazione televisiva), 8 volte per assistenza ai pazienti che richiedevano all’infermiere di triage di lasciare fisicamente l’area di triage e 7 volte per turno per rispondere a richieste per i tempi di attesa.

Discussione: il personale infermieristico ha identificato che frequenti interruzioni durante il triage siano una fonte di stress e insoddisfazione per gli stessi operatori.
Gli autori dello studio hanno definito come interruzione “qualsiasi attività che distoglie l’attenzione dell’infermiere dal paziente oppure qualsiasi attività che allontana l’infermiere dalla postazione di triage. Sono state incluse nella sfera delle interruzioni anche quelle attività che pur essendo pertinenti all’attività di triage ( ad esempio utilizzo dell’elettrocardiografo) costringevano gli operatori ad allontanarsi dalla postazione.
Nel riesaminare i dati, gli autori hanno osservato che i turni con maggiori picchi di interruzioni coincidessero con l’assenza di volontari ospedalieri in sala d’attesa. Sebbene essi possono talvolta essere visti come fonte stessa di interruzione, è stato rilevato che queste figure possono, in realtà, eliminare molte distrazioni e interruzioni all’infermiere di triage.

Limitazioni: tra i limiti dello studio c’è sicuramente quello di aver condotto lo studio su un piccolo quantitativo di pazienti e su un numero ristretto di giorni. Non è quindi stato possibile valutare la relazione delle interruzioni con i vari giorni della settimana, week-end e festività.

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Conclusioni: questo studio può essere considerato come punto di partenza per approfondire l’argomento. Sarebbe interessante coinvolgere nello studio diverse strutture ampliando le giornate-campione e quindi il numero di pazienti. Capire dove queste interruzioni sono più frequenti e perché, successivamente cercare delle strategie correttive.

Riassumendo, le interruzioni frequenti possono interferire con la concentrazione dell’infermiere di triage e possono influenzare negativamente la valutazione del paziente. Tuttavia, poiché pochi studi hanno trattato questo argomento, gli effetti che ricadono sui pazienti non sono chiari. Ulteriori ricerche devono essere condotte per esplorare le cause e gli effetti delle interruzioni durante il processo di triage.

1 commento:

  1. articolo copiato dal blog EMpills! citare sempre la fonte e la bibliografia

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Grazie per il tuo commento. Quotidiano Infermieri

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