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Infermieri vs medici…la lotta continua!!!

PERUGIA - Infermieri sempre più specializzati, professionisti sanitari che potranno svolgere compiti che ora, almeno ufficialmente, sono affidati solo ai medici. Ad esempio, potranno suturare con punti ferite superficiali, utilizzare un ecografo per trovare una vena, svolgere il ruolo di aiuto-anestesista o gestire i codici bianchi che arrivano al pronto soccorso.
Lo prevede l'accordo che il ministero della Salute ha chiuso nei giorni scorsi con i sindacati della sanità, accordo che attraverso specifici percorsi formativi - sono previste le 6 aree servizi territoriali, per l'assistenza domiciliare, pediatrica, medica, di emergenza e relativa alla salute mentale - mira ad ampliare il ruolo tradizionale delle migliaia di infermieri che operano anche in Umbria, modificandone funzioni e responsabilità.
Ma sulla bozza del testo, che sta per esser licenziata e inviata alla Conferenza Stato-Regioni, pesa il "no" dei medici, soprattutto per quanto riguarda la forma del documento. Punto centrale del contendere è il fatto che la bozza lascia ampio potere decisionale alle singole Regioni, che attraverso atti di giunta possono definire specifiche e innovative sperimentazioni clinico assistenziali. In altre parole mancherebbe una regia centrale, con il rischio che in una regione un infermiere avrà delle competenze e un determinato curriculum formativo, in un'altra no.
«Da anni spingiamo affinchè l'iter legislativo giungesse a compimento», spiega Ubaldo Pascolini, segretario regionale della Fp Cisl Umbria, favorevole ad un provvedimento che «dà la possibilità alle professioni sanitarie di implementare tra loro le rispettive funzioni. I medici sono contrari, ma dobbiamo pensare che ora anche gli infermieri sono laureati e specializzati, e che una maggiore integrazione con i medici, ovviamente attraverso protocolli di intesa e direttive specifiche da parte dei primari che vanno seguite, può determinare anche una riduzione dei costi».
Anche Vanda Scarpelli, segretario regionale della Fp Cgil Umbria, ritiene positivo il fatto che si vada verso la valorizzazione di tutte le professioni sanitarie, e questo, beninteso, «non in chiave di competizione ma di solidarietà». E quindi «come Cgil medici non siamo contrari all'ampliamento delle funzioni degli infermieri, purché siano ben regolamentate e non siano fatte per avere risparmi a discapito delle competenze».
Invita alla cautela il segretario regionale di Anaao Umbria (Associazione medici dirigenti), Antonio Selvi, che chiarisce: «Partiamo dal fatto che siamo favorevoli ad un'autonomia professionale degli infermieri che sia sviluppata attraverso una specializzazione post-universitaria che preveda l'interessamento delle Regioni e, quindi, degli ospedali. Questo permetterebbe anche di ricoprire molti spazi grigi. Ma una cosa su cui non siamo d'accordo è la parcellizzazione delle scelte a livello regionale, perchè riteniamo che serva un percorso legislativo nazionale che, peraltro, riconosca la peculiarità di tutte le professioni sanitarie». Bene, dunque, all'autonomia assistenziale degli infermieri, ma senza accavallamenti nei ruoli e in una visione unitaria che non faccia perdere di vista il fatto che - conclude Selvi - come messo nero su bianco anche nell'ultima legge regionale che norma il settore della Sanità, in ultima istanza la responsabilità del percorso di cura dei pazienti fa capo a chi è responsabile del percorso diagnostico e terapeutico. Quindi ai medici».
 

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