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«Il grasso che cola nelle Pa? Non sono poliziotti e infermieri»

“Il grasso che cola nella Pubblica amministrazione non sta certo nei 1.500 euro di stipendio degli infermieri o nei 1.200 dei poliziotti”. Susanna Camusso, leader della Cgil, replica così al premier Matteo Renzi, che aveva sottolineato gli sprechi nei settori pubblici, esortando a “fare tagli”, in quanto “c’è troppo grasso che cola”.

La numero uno del sindacato parla davanti alla platea della Festa nazionale de l’Unità, che si chiuderà oggi a Bologna. “Nella pubblica amministrazione ci sono sicuramente delle possibilità di riduzione della spesa – elenca Camusso -: tetti di retribuzioni altissime, trentamila stazioni appaltanti, società che esistono solo in funzione dei consigli di amministrazione. Non si è fatto nulla per incidere su questi capitoli, mi sembra che si scelga la strada più facile, penalizzare i lavoratori per non pestare i piedi a determinati interessi”. 

Saltato il confronto con Pier Carlo Padoan per via della cancellazione di un volo (“Chi di sciopero ferisce, di sciopero perisce”, ironizza Alberto Orioli, del Sole24Ore, che modera la serata. E la sindacalista rintuzza: “Forse politiche sbagliate fanno arrabbiare i lavoratori…”), Camusso arriva tardissimo al Parco Nord, e si trova a duellare con il solo Filippo Taddei, responsabile economico nazionale del Pd. Il quale replica alle critiche: “Non vogliamo certo penalizzare i deboli e colpire i lavoratori, ma diminuire sprechi e inefficienze x mantenere gli sgravi fiscali che abbiamo deciso. l'obiettivo è tagliare il carico fiscale sui lavoratori di 30 miliardi e siamo solo a 10”. Gli 80 euro in busta paga, però, sono di nuovo materia di scontro tra l’esponente del sindacato e quello democratico. “Noi siamo stati contentissimi degli 80 euro – concede Camusso - ne abbiamo colto il valore simbolico, è stata prima restituzione ai lavoratori dopo tanto tempo. Ma non è che perché avete fatto quel provvedimento ora potete fare quello che volete, come bloccare i contratti nazionali. Non va bene”. E anche sulla precarietà e le tutele, le visioni sono molto diverse. 

Per Taddei “se c’è un partito che non vuole incartarsi in un dibattito sull’articolo 18, quello è il Pd. Stiamo cercando di trovare standard di tutele universali, ci sono trecentomila lavoratori monocommittenti che, se perdono la loro unica commessa, si ritrovano senza sostegno. Se falliamo criticateci, ma gli obiettivi sono comuni, e vanno verso la stabilizzazione”. Ma la leader Cgil non ci sta: “Possiamo dire a quattro milioni di giovani che non saranno condannati alla precarietà? Perché noi siamo d’accordo nella semplificazione delle tipologie contrattuali, ma i primi passi non vanno verso una vera stabilizzazione, mettiamoci d’accordo”. 



Nel pomeriggio, lo stesso Taddei aveva discusso sul palco con Padoan, il quale aveva ribadito la necessità dell’orizzonte temporale dei mille giorni “per verificare le ricadute dei tagli di spesa e alle imposte e delle misure strutturali, in modo che comincino a dare risultati visibili. Ciò non significa fare una riforma al giorno ma lavorare ogni giorno x applicare le riforme del parlamento”. 

Il ministro del Tesoro ribadisce l’importanza di stimolare gli investimenti: senza di essi “non c'è innovazione, né recupero di competitività. Il nostro compito è quello di allargare lo spettro degli strumenti utilizzabili, delle facilitazioni per le piccole imprese a emettere titoli e a sbarcare in borsa. È possibile fare molto se si accompagna con misure strutturali. Non vogliamo certo escludere investimenti pubblici, ma ci sono risorse private da svegliare”. Sulla vendita delle quote dei colosso statali nessuna diversità di vedute con il premier, assicura Padoan: “Non è una operazione banale – rivendica il ministro -. Sul tavolo ci sono Eni, Enel, Poste ed Enav ma, a seconda dell'azienda, lo Stato deve essere sicuro di fare un buon affare. Posteitaliane è una macchina complessa, che fa tante cose, e va ristrutturata, per Eni ed Enel è questione di tempi”. 

Fonte:  unita.it


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