INFERMIERI: Stipendi statali congelati anche nel 2015
Congelate anche per il 2015 le retribuzioni del pubblico impiego con minori oneri previsti dal Documento di economia e finanza (Def) per 2,1 miliardi di euro. Lo ha annunciato oggi il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali del Senato sul disegno di legge delega della pa, spiegando che in questo momento di crisi le risorse per sbloccare i contratti non ci sono, confermando la decisione di partire aiutando le fasce più deboli con il bonus da 80 euro.
Dal 2010 ormai ben 3,3 milioni di lavoratori statali si vedono negare dai diversi governi il rinnovo contrattuale. Una stretta che ha permesso allo Stato di risparmiare complessivamente 11,5 miliardi, con una riduzione del valore del salario reale di quasi 15 punti. Con la proroga del blocco anche per il prossimo anno nella legge di Stabilità, secondo quanto indicato dal Def di metà aprile ci sarà quindi un ulteriore risparmio per le casse pubbliche di 2,1 miliardi di euro.
A politiche invariate, infatti, il documento quantifica in 6 miliardi le risorse necessarie per finanziare spese indifferibili (cassa integrazione in deroga, missioni internazionali, cinque per mille, scuole paritarie, Anas, Ferrovie, autotrasporto e altri). Dei 6 miliardi, 2,1 miliardi erano destinati alle retribuzioni pubbliche, ormai al palo da quattro anni (inizialmente con un blocco triennale 2011-2013 e poi la proroga al 2014 con il regolamento del governo Letta).
Oltre alla conferma del bonus, allo studio del governo c'è anche l'allargamento della platea dei beneficiari. Il Tesoro ha quindi bisogno di recuperare, sempre secondo il Def, fino a 17 miliardi con tagli alla spesa per il prossimo anno, sebbene il premier, Matteo Renzi, abbia indicato tagli per 20 miliardi di euro. Sono in vista, quindi, sforbiciate pesanti anche per altri settori e dopo il lavoro tecnico del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, per Renzi è arrivato il momento delle scelte politiche.
La legge di Stabilità dovrà essere messa a punto entro metà ottobre e la nota di aggiornamento al Def di fine mese sarà il primo banco di prova. Ma nonostante le numerose rassicurazioni del governo, era evidente che il pubblico impiego non sarebbe potuto uscirne indenne. I sindacati sono già sul piede di guerra. "Dopo le avvisaglie ferragostane spuntano ora i primi annunci del governo sulla ventilata proroga del blocco dei contratti dei pubblici dipendenti. Certe affermazioni costituiscono un segnale estremamente pericoloso, evidentemente neanche gli addetti ai lavori hanno la percezione della gravità del problema", ha chiosato il segretario generale della Uilpa, Benedetto Attili.
"Al sottosegretario Rughetti ricordiamo che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono bloccati dal 2009, con una perdita secca, non recuperabile, pari a più di 3.000 euro annui medi pro capite, un gravissimo danno permanente, in quanto destinato ad incidere anche sul trattamento pensionistico. Possiamo anche sforzarci di comprendere che la gravità del momento non consente al Governo di dare tutto a tutti ma non è assolutamente ipotizzabile che si continui a pensare di togliere sempre ai soliti noti. I dipendenti pubblici hanno già pagato a caro prezzo il costo della crisi reso ancor più oneroso dagli errori della politica, ora si attinga altrove", ha concluso Attili rispondendo alle dichiarazioni del sottosegretario della Funzione pubblica, Angelo Rughetti, secondo il quale il governo deve fare delle scelte poiché non si può dare tutto a tutti.
Dal 2010 ormai ben 3,3 milioni di lavoratori statali si vedono negare dai diversi governi il rinnovo contrattuale. Una stretta che ha permesso allo Stato di risparmiare complessivamente 11,5 miliardi, con una riduzione del valore del salario reale di quasi 15 punti. Con la proroga del blocco anche per il prossimo anno nella legge di Stabilità, secondo quanto indicato dal Def di metà aprile ci sarà quindi un ulteriore risparmio per le casse pubbliche di 2,1 miliardi di euro.
A politiche invariate, infatti, il documento quantifica in 6 miliardi le risorse necessarie per finanziare spese indifferibili (cassa integrazione in deroga, missioni internazionali, cinque per mille, scuole paritarie, Anas, Ferrovie, autotrasporto e altri). Dei 6 miliardi, 2,1 miliardi erano destinati alle retribuzioni pubbliche, ormai al palo da quattro anni (inizialmente con un blocco triennale 2011-2013 e poi la proroga al 2014 con il regolamento del governo Letta).
Oltre alla conferma del bonus, allo studio del governo c'è anche l'allargamento della platea dei beneficiari. Il Tesoro ha quindi bisogno di recuperare, sempre secondo il Def, fino a 17 miliardi con tagli alla spesa per il prossimo anno, sebbene il premier, Matteo Renzi, abbia indicato tagli per 20 miliardi di euro. Sono in vista, quindi, sforbiciate pesanti anche per altri settori e dopo il lavoro tecnico del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, per Renzi è arrivato il momento delle scelte politiche.
La legge di Stabilità dovrà essere messa a punto entro metà ottobre e la nota di aggiornamento al Def di fine mese sarà il primo banco di prova. Ma nonostante le numerose rassicurazioni del governo, era evidente che il pubblico impiego non sarebbe potuto uscirne indenne. I sindacati sono già sul piede di guerra. "Dopo le avvisaglie ferragostane spuntano ora i primi annunci del governo sulla ventilata proroga del blocco dei contratti dei pubblici dipendenti. Certe affermazioni costituiscono un segnale estremamente pericoloso, evidentemente neanche gli addetti ai lavori hanno la percezione della gravità del problema", ha chiosato il segretario generale della Uilpa, Benedetto Attili.
"Al sottosegretario Rughetti ricordiamo che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono bloccati dal 2009, con una perdita secca, non recuperabile, pari a più di 3.000 euro annui medi pro capite, un gravissimo danno permanente, in quanto destinato ad incidere anche sul trattamento pensionistico. Possiamo anche sforzarci di comprendere che la gravità del momento non consente al Governo di dare tutto a tutti ma non è assolutamente ipotizzabile che si continui a pensare di togliere sempre ai soliti noti. I dipendenti pubblici hanno già pagato a caro prezzo il costo della crisi reso ancor più oneroso dagli errori della politica, ora si attinga altrove", ha concluso Attili rispondendo alle dichiarazioni del sottosegretario della Funzione pubblica, Angelo Rughetti, secondo il quale il governo deve fare delle scelte poiché non si può dare tutto a tutti.
Fonte: milanofinanza.it
Nessun commento:
Grazie per il tuo commento. Quotidiano Infermieri