Concentrazioni eccessive di potassio: un'anziana morta, infermiera indagata
RAVENNA - La morte sospetta di un'anziana ricoverata per un malore che non sembrava particolarmente grave, un'indagine interna disposta dall'Ausl e la scoperta che nel corpo della donna ottantenne deceduta c'erano concentrazioni eccessive di potassio. Sono gli elementi che hanno portato ad iscrivere nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario un'infermiera dell'ospedale di Lugo, nel Ravennate.
E' un'indagine "estremamente complessa e delicata, dall'esito non scontato", ha detto il procuratore capo di Ravenna, Alessandro Mancini, confermando sostanzialmente la vicenda in una conferenza stampa e spiegando che sono in corso "accertamenti a ritmi serrati iniziati a partire da venerdì".
Gli inquirenti, ha aggiunto, sono concentrati su "una serie di casi per i quali sono emersi dei sospetti". L'inchiesta è seguita dai carabinieri, coordinati dal Pm Angela Sforza, ed è nata da un esposto presentato dalla stessa azienda Ausl che si era attivata per capire le cause della morte per arresto cardiocircolatorio della donna, avvenuta l'8 aprile. La pensionata, da tempo ospite in una casa di riposo, era alle prese con problemi di salute legati al diabete ed era stata ricoverata, ma non era grave. Dopo l'esposto dell'Ausl, che non ha commentato la vicenda, la Procura ha disposto una nuova consulenza medico legale, motivo per cui l'infermiera avrebbe ricevuto un avviso di garanzia così da poter nominare consulenti per partecipare all'accertamento. Obiettivo dell'esame sarebbe quello di accertare la quantità di potassio presente nel cadavere.
Il potassio è sostanza in grado di provocare arresti cardiaci (è utilizzato per le esecuzioni capitali con iniezione letale) e con la caratteristica di tendere a svanire velocemente dall'organismo.
Il Procuratore, che non ha confermato che l'indagata sia un'infermiera, ha comunque rassicurato gli attuali pazienti: "Non corrono nessun pericolo - ha detto - se non altro perchè la persona indagata non è attualmente in servizio".
E' un'indagine "estremamente complessa e delicata, dall'esito non scontato", ha detto il procuratore capo di Ravenna, Alessandro Mancini, confermando sostanzialmente la vicenda in una conferenza stampa e spiegando che sono in corso "accertamenti a ritmi serrati iniziati a partire da venerdì".
Gli inquirenti, ha aggiunto, sono concentrati su "una serie di casi per i quali sono emersi dei sospetti". L'inchiesta è seguita dai carabinieri, coordinati dal Pm Angela Sforza, ed è nata da un esposto presentato dalla stessa azienda Ausl che si era attivata per capire le cause della morte per arresto cardiocircolatorio della donna, avvenuta l'8 aprile. La pensionata, da tempo ospite in una casa di riposo, era alle prese con problemi di salute legati al diabete ed era stata ricoverata, ma non era grave. Dopo l'esposto dell'Ausl, che non ha commentato la vicenda, la Procura ha disposto una nuova consulenza medico legale, motivo per cui l'infermiera avrebbe ricevuto un avviso di garanzia così da poter nominare consulenti per partecipare all'accertamento. Obiettivo dell'esame sarebbe quello di accertare la quantità di potassio presente nel cadavere.
Il potassio è sostanza in grado di provocare arresti cardiaci (è utilizzato per le esecuzioni capitali con iniezione letale) e con la caratteristica di tendere a svanire velocemente dall'organismo.
Il Procuratore, che non ha confermato che l'indagata sia un'infermiera, ha comunque rassicurato gli attuali pazienti: "Non corrono nessun pericolo - ha detto - se non altro perchè la persona indagata non è attualmente in servizio".
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