NESSUN NESSO DI CAUSALITA’, L’INFERMIERA DI TRIAGE PUO’ TIRARE UN RESPIRO DI SOLLIEVO!!!
CENTO. Non ci fu
nesso di causalità tra l’operato dell’infermiera e la morte del neonato appena
dimesso dall’ospedale Santissima Annunziata di Cento. Sono queste le
conclusioni della dottoressa Gaudio, consulente della procura nel processo che
vede una triagista del nosocomio centese imputata per l’omicidio colposo di un bambino deceduto a causa di una grave e improvvisa meningite
a pochi giorni dalla nascita.
La drammatica storia
comincia nell’ottobre del 2009, dopo la nascita del figlio di una giovane
coppia di origine bengalese. I due si ripresentano però due giorni dopo
all’ospedale Santissima Annunziata, preoccupati per la febbre alta che aveva
colpita il bambino. A dare le prime indicazioni nella zona di accoglienza del
nosocomio c’è l’infermiera triagista – ora imputata nel processo -, che li
indirizza nel reparto di ostetricia da cui la madre era stata dimessa pochi
giorni prima. Un’azione che, secondo la procura, avrebbe causato il ritardo che
fatale per il bambino: dopo un primo controllo, i medici del reparto
suggeriscono ai genitori del bambino di recarsi all’ospedale Bentivoglio di
Bologna, dove è presente un pronto soccorso pediatrico. Ma una volta sul posto
per il piccolo è già troppo tardi: la meningite che li viene diagnosticata lo
ucciderà il giorno dopo.
La difesa
dell’imputata, sostenuta dall’avvocato Gianni Ricciuti, ha sempre respinto in
toto ogni accusa. Secondo la linea difensiva, le indicazioni della triagista
avrebbero fatto addirittura guadagnare tempo alla coppia, anche se purtroppo
non servì a salvare la giovane vita. Infatti se la coppia fosse stata mandata
in un pronto soccorso senza reparto pediatrico – sostiene Ricciuti -, i medici
l’avrebbe comunque indirizzata, ma con tempi maggiori, all’ospedale
Bentivoglio. Una versione che durante l’ultima udienza è stata avvalorata non
solo dai testimoni della difesa (medici e dipendenti del Santissima Annunziata,
che hanno confermato la prassi di indirizzare i neonati al reparto ostetrico)
ma anche dalla consulente della procura, che basandosi sulle cartelle cliniche
dei due ospedali ha dichiarato che non c’è modo di provare che il neonato, con
indicazioni diverse da parte dell’infermiera, sarebbe potuto sopravvivere. Il
processo continuerà con l’esame dell’imputata e degli ultimi testimoni, per poi
arrivare alla sentenza conclusiva.
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