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Infermieri di successo: laureati e non sovraccaricati

Qual è l’asso nella manica di un buon ospedale? Un infermiere con un ottimo grado d’istruzione e pochi pazienti da seguire. È questa la conclusione cui è giunto un team di ricercatori il cui studio, condotto in nove nazioni europee, è stato pubblicato su The Lancet. Secondo i risultati, basati su un campione di 422.730 pazienti e 26.516 infermieri professionisti, il tasso di mortalità nelle strutture sanitarie si riduce in presenza di personale altamente qualificato e non sovraccarico di lavoro. Infatti, la ricerca ha sottolineato che per ogni paziente in più affidato ad ogni infermiere, il rischio per il degente di decedere entro 30 giorni dal ricovero aumenta del 7%. Così come per ogni 10% in più di personale con una laurea, c’è una diminuzione del tasso di mortalità pari ad un ulteriore 7%. Per cui, in linea generale, negli ospedali col 60% dello staff altamente qualificato e con una media di 6 pazienti in cura, la percentuale dei decessi cala del 30%. Rispetto a strutture col 30% di infermieri laureati, ciascuno con 8 pazienti da seguire. Cifre che dimostrano il grave impatto dei tagli alla sanità e all’istruzione

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